Per decenni, il motore a quattro cilindri in linea ha rappresentato il cuore pulsante delle moto sportive, in particolare di quelle giapponesi. Il mercato era dominato da un chiaro dualismo: da una parte i bicilindrici europei, ricchi di coppia e carattere, dall’altra i quattro cilindri giapponesi, sinonimo di potenza lineare e prestazioni elevate. Honda, Yamaha, Suzuki e Kawasaki hanno costruito intere leggende su questa architettura: potenza pura, regimi elevatissimi, suono inconfondibile. Ma oggi, qualcosa sta cambiando. Sempre più spesso, al posto dei classici quattro cilindri, troviamo motori tre cilindri. Una tendenza che sembra indicare un nuovo standard, tecnico e filosofico.

Il dominio dei 4 in linea

Negli anni ’80 e ’90, il 4 cilindri era la firma del Giappone. Dalla Honda CBR600F alla Yamaha R6, dalla GSX-R750 alla Kawasaki ZX-9R, il quattro cilindri era sinonimo di prestazioni e raffinatezza meccanica. Offriva equilibrio, potenza lineare, una risposta prevedibile ma grintosa: era il motore perfetto per le supersportive stradali. Anche nelle naked più prestazionali — come la Honda CB1000R o la Yamaha FZ1 — era la scelta obbligata.

Ma questa architettura aveva (e ha) un prezzo: peso, dimensioni, costi di produzione e di manutenzione. E con l’evoluzione del mercato e della normativa — sempre più attenta a emissioni e costi — il 4 cilindri ha iniziato lentamente a perdere terreno.

Il ritorno dei tre cilindri

Se il 4 in linea era il simbolo del Giappone, il tre cilindri ha invece una forte connotazione europea. Triumph, con la serie Speed Triple fin dagli anni ’90, è stata tra le prime a crederci davvero. MV Agusta ha poi nobilitato questa configurazione con i suoi affascinanti 675 e 800, tanto nelle naked quanto nelle supersportive.

Il tricilindrico si pone idealmente a metà strada tra il bicilindrico (più compatto e ricco di coppia ai bassi) e il quattro cilindri (più estremo e lineare in alto). Offre una grande versatilità, un’erogazione piena e corposa, ma anche una certa grinta agli alti. E soprattutto, permette di costruire moto più leggere e compatte.

Yamaha lo ha capito con largo anticipo, lanciando il CP3 nel 2014 con la MT-09: un motore moderno, divertente, capace di conquistare i motociclisti grazie alla sua personalità e alla facilità di utilizzo. Da allora, quel propulsore è stato declinato su modelli come la Tracer 9, la XSR900 e la R9 in arrivo.

Motore Yamaha CP3

Motore CP3 Yamaha – Fonte: Yamaha Motor Europe

Ora anche Honda: la svolta giapponese

L’annuncio più recente e significativo, però, arriva proprio da chi ha costruito la sua leggenda sul 4 cilindri: Honda. Con la nuova piattaforma tricilindrica che debutterà su modelli di media cilindrata, anche la casa dell’Ala Dorata sembra pronta a voltare pagina. Non è solo una scelta tecnica, ma anche strategica: oggi il mercato richiede moto più leggere, meno costose da produrre e mantenere, e con un’erogazione più fruibile nel quotidiano.

2025 Honda ICE Concept bike

Motore V3 Honda – 2025 Honda ICE Concept – Honda Motor Europe

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Una nuova era?

Siamo forse davanti a un nuovo equilibrio motoristico. Il quattro cilindri non sparirà — continuerà a vivere nelle maxi naked e nelle superbike — ma il suo ruolo non sarà più quello dominante. Il tre cilindri è destinato a diventare il nuovo punto di riferimento per le moto sportive di media cilindrata e per le naked performanti.

Uno sguardo al futuro: bicilindrici e tricilindrici protagonisti

Guardando avanti, è probabile che i motori bicilindrici e tricilindrici diventino sempre più protagonisti nel panorama motociclistico. I bicilindrici, grazie alla loro semplicità costruttiva e alla coppia disponibile ai bassi regimi, sono ideali per moto da turismo e avventura. I tricilindrici, invece, offrono un equilibrio tra potenza e compattezza, rendendoli perfetti per naked sportive e crossover.

Una rivoluzione silenziosa, ma inesorabile. E che, forse, ci racconta molto anche su come sta cambiando la nostra idea di moto: meno esasperazione, più piacere di guida.

Di Sal

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